Autore: Carlo Fruttero
Roma, Gallucci 2012
A un anno dalla scomparsa dello scrittore la figlia Carlotta racconta la sua vita con il padre: una mattina, a un’ora inconsueta, mi mandò a chiamare: «Vieni qui. voglio scrivere una cosa». Pensavo a una lettera, a un pezzo al vetriolo contro qualche nefandezza politica e invece mi spiazzò fin dalla prima riga: «Lungo la linea di minor resistenza / siamo in marcia da gran tempo, stanchi / ormai, ingobbiti e tuttavia grati, nell’insieme».
Era una ballata sulla vita, La linea di minor resistenza, che si era costruito in testa per vent’anni – mi confessò – ma che solamente da poco era riuscito a «chiudere». Dettava veloce, senza pause, per non perdere il filo, credo, o forse per liberarsene una volta per sempre.
Un testamento. Una confessione. Attraverso quelle righe rivelava a me per prima e poi a chiunque le avesse mai lette, cosa avesse significato per lui vivere. E mi faceva anche capire quanto fosse consapevole del poco tempo che gli rimaneva.
«Allora? Che ne pensi?».
«Papà, è bellissima! Un capolavoro!». |