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La straordinaria invenzione di Hugo Cabret
Malatestiana

Autore: Brian Selznick
Milano, Mondadori, 2011

Età di lettura: dai 12 anni

Immaginate di trovarvi in un cinema, tra gli spettatori dei primissimi film, quelli dei fratelli Lumière. Il buio scende in sala, e come per magia sullo schermo appaiono immagini senza suoni, commentate da poche parole.
Quelle parole sono diventate un romanzo, quei fotogrammi si sono trasformati in disegni.
Con lo stesso stupore di quei primi spettatori abbiamo letto La straordinaria invenzione di Hugo Cabret. È un libro dalla trama avvincente, che ricorda un po’ i feuilletons, i romanzi popolari ottocenteschi, con i bambini orfani, le identità nascoste o perdute, le sparizioni improvvise, i misteri… ma è anche un libro nuovo e originale, una stupenda graphic novel dove parole e immagini si combinano in una narrazione straordinaria: i disegni sono a matita, una sorta di fermo-immagine di un vecchio film in bianco e nero.
Dietro la vicenda di Hugo Cabret si scorge l’ombra ispiratrice di Dickens (gli orfani bambini che se la cavano in un mondo di adulti minacciosi), di Victor Hugo o del Fantasma dell’Opera (gli emarginati che vivono esistenze insieme protette e recluse, nascosti dentro le pareti di enormi edifici) di E.T.A. Hoffmann (per tutto il tema degli automi) e, per quanto riguarda il cinema – a parte i riferimenti espliciti a Méliès – di Francois Truffaut, per esempio nella scena in cui Hugo ruba il latte, o per il fatto che abbia un amico che si chiama Antoine (come l’Antoine Doinel di Truffaut). Ma assai interessanti sono anche i riferimenti agli albi illustrati come Nel paese dei mostri selvaggi di Maurice Sendak.
La trama di Hugo Cabret è sempre piena “meraviglia”, di “magia” intesa come insieme di “effetti speciali”, come abilità nel costruire ingranaggi che possono far muovere orologi, giocattoli, macchine e marchingegni.
Ora Martin Scorsese firma con Hugo Cabret, il suo primo, emozionante, film in 3d, che è per molti aspetti un omaggio sentito al cinema e alla sua nascita. La trama è ambientata in una grande stazione di Parigi negli anni Trenta: qui Hugo abita in segreto, muovendosi tra gli ingranaggi di un gigantesco orologio e poi ecco l’incontro fatale con Georges Méliès, padre del cinema coi fratelli Lumière…

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